E Gela, dove nulla manca, nulla ci facciamo mancare, accade che le presunte (continue) insolenze di un noto artista locale abbiano finito per turbare chi le riceveva. Così oggi un giudice, in un’aula di giustizia, ha sentenziato la condanna a un mese e al risarcimento da valutare in altra sede nei confronti dell’artista in questione a beneficio di chi quelle parole poco carine le aveva subite. Nel caso in specie Croci Attardi, promotore dell’iniziativa «Quattro Amici al Bar» e il pittore Lino Picone.
«Non volevo arrivare a tanto – racconta Attardi – ma eravamo veramente stanchi delle iniziative del signore in questione. A ogni nostra iniziativa ce lo trovavamo in mezzo e veniva a fare il gradasso». Così Attardi, sul finire del 2014, stanco di subire, raccoglie quelle che riteneva fossero delle prove e si rivolge a un legale: l’avvocato Nicoletta Cauchi. La quale dal canto suo studia il caso e promuove querela nei confronti dell’artista autore dei presunti improperi. Un lungo iter giudiziario che, nel pomeriggio, si è concluso con il pronunciamento del Tribunale di Gela. La condanna del (presunto) gradasso.
Tutto finito? Sì, almeno in primo grado e al netto di appelli. Intanto i «Quattro Amici al Bar» tirano il fiato e possono finalmente realizzare le loro iniziative senza il rischio di ingerenze. Eventuali disturbatori sono avvisati.
«Non volevo – ripete Attardi – arrivare alle aule di giustizia, ma il signore in questione aveva veramente esagerato».
(Nella foto grande in alto i due ricorrenti, Croci Attardi e Lino Picone, che si dicono vittime degli improperi del collega; sopra a sinistra l'installazione dell'iniziativa Quattro Amici al Bar)